Progetto a cura del Gruppo Folkloristico Valle Vigezzo in collaborazione con Fondazione Scuola di Belle Arti Rossetti Valentini.
Il Gruppo Folkloristico Valle Vigezzo si rende disponibile organizza un laboratorio dedicato alle varie
fasi della lavorazione della Lana: dalla filatura della lana grezza alla creazione del “Tricoté” giacca tipica di lana a doppio petto in lana
bianca lavorata ai ferri.
In collaborazione con l’Associazione Gaiadilana, che si occupa di utilizzare e valorizzare le lane autoctone, prodotte dal proprio gregge, ripercorreremo le varie tappe di filatura mentre le “Donne” del gruppo Folkloristico illustreranno e aiuteranno nella preparazione del Tricoté.
Sono previsti 3 incontri al sabato pomeriggio con teoria e pratica di 2 ore ciascuno dalle 14,30 alle 16,30
Finalità:
L’allevamento ovino e caprino è sempre stato importante per le Valli Ossolane, ed in particolare gli Alpigiani della Valle Vigezzo sempre portavano sui monti le loro capre e le loro pecore oltre ai bovini quando nei periodi estivi inalpavano “ai Monti”.
Dai loro animali traevano numerosi benefici: il latte ,il formaggio, la carne e dalle loro pecore tutta la lana che serviva loro per produrre indumenti come calze, gilet, maglioni , scialli per coprirsi nei periodi più freddi dell’anno quando gli inverni erano lunghi e duri, ma anche per fare i materassi per i “sciuri”, in quanto loro dormivano ancora sui materassi fatti di foglie.
Oggi, la vita frenetica ha cambiato tanto del nostro vivere, ma ancora qualcuno sale ai monti con i suoi greggi , come fa Gaia e ancora lavora la lana come si faceva un tempo.
Il laboratorio vuole unire la tradizione: la cultura delle donne di montagna, sotto questo aspetto creativo e di manualità che oggi si è perso, ma che, siamo convinti possa essere un punto di partenza per tramandare ancora alle nuove generazioni il sapere di una volta, il lavorare a mano non come perdita di tempo, ma come tempo guadagnato per un vivere migliore.
Corso:
Minimo 4 massimo 10 partecipanti
Gaiadilana
Dopo una formazione tecnico-scientifica come ingegnere informatico e alcuni anni come insegnante di elettrotecnica ho iniziato ad occuparmi, dapprima a tempo perso, e ben presto a tempo pieno, della lavorazione delle lane di razze autoctone del nord italia.
Con il passare degli anni ho inziato anche ad allevare un piccolo e poi sempre più grande gregge di pecore, a cui si sono uniti yak tibetani, capre ed infine vacche.
Attualmente l’attività principale è quella di allevatrice transumante di vacche e capre (www.vakevaka.com), con uno spazio sempre aperto per la tosatura delle pecore e la lavorazione artigianale della lana (www.gaiadilana.com).
Gaiadilana nasce dall’esigenza di dare valore sia culturale che commerciale alle lane autoctone e alle tecniche tradizionali di questo materiale purtroppo attualmente svalutato ed equiparato dalla legge a ‘rifiuto speciale’.
Gaiadilana, nata come associazione culturale, al momento si sta fondendo con l’az. agricola delle vacche erranti, racchiudendo in sè tutte la fasi della filiera, dalla nascita degli animali alla realizzazione del prodotto finale.
Di cosa mi occupo – attività
- allevamento di una mandria transumante di vacche e di un piccolo gregge di capre e pecore
- tosatura, anche conto terzi, e anche di greggi di piccole dimensioni
- laboratori didattici sulla tosatura, filatura e feltro sia per bambini che per adulti
- lavorazione artigianale di filati, feltri, tintura naturale, realizzazione di cuscini e materassi di lana
La lana locale e i suoi utilizzi
In un passato non troppo remoto la lana di pecora era considerata ‘l’oro bianco’ grazie alla sua versatilità e alla possibilità di utilizzarla per realizzare una grande varietà di oggetti e indumenti di uso quotidiano.
In seguito ai processi di globalizzazione dell’economia il mercato italiano ed europeo è stato sommerso dalla lana proveniente dall’Australia e Nuova Zelanda, lavorata in estremo oriente, e importata a basso costo.
In breve tempo le lane italiane hanno perso competitività sul mercato e tutta la filiera di lavorazione della lana ha collassato.
Attualmente ci si trova nella situazione problematica di dover smaltire e trattare la lana tosata come un rifiuto speciale.
A causa di questo prolungato disinteresse nel lavorare le lane autoctone esse hanno anche perso qualità perchè ad esempio la tosatura, per risparmiare, viene effettuata una sola volta l’anno invece che due, e si sta perdendo anche il know how delle tecniche di lavorazione.
Ma anche di fronte a lane rustiche ci sono diverse possibilità di utilizzo : in edilizia, nella manifattura di tappeti e complementi d’arredo, e nella lavorazione delle parti più pregiate per l’abbigliamento.
Prodotti di Gaiadilana
– filati di lane di razze autoctone del nord Italia
– calzettoni lavorati a mano con la tecnica dei 5 ferri
– manufatti in feltro
– saponi realizzati col sego bovino della nostra mandria
Per la partecipazione è richiesto un contributo minimo di 90€ a sostegno della Fondazione che andrà a coprire parzialmente i costi vivi del workshop.